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In Italia è principalmente conosciuta come l’autrice del romanzo Il danno, ma era soprattutto una poetessa e una donna capace di “lotta gentile” a favore delle nuove generazioni

“Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno che possono sopravvivere” è la sua più celebre frase tratta dal romanzo “Il danno”, il libro che l’ha consacrata ai Best-Sellers di sempre con più di  5 milioni di copie vendute in tutto il mondo e da cui è stato tratto nel 1992 l’omonimo film diretto da Louis Malle, con Jeremy Irons e Juliette Binoche.

Josephine Hart (Mullingar, 1º marzo 1942 – Londra, 2 giugno 2011) è stata una scrittrice, produttrice teatrale e personaggio televisivo irlandese, ma soprattutto una poetessa. Ha avuto un’infanzia difficile, costellata di tragedie familiari e proprio per “sopravvivenza” ha cercato rifugio nella letteratura, e incoraggiata dai sui insegnanti viaggiò per tutta l’Irlanda tenendo recital ai festival regionali.
In una dichiarazione dettata dal suo letto in ospedale, la Hart aveva affermato che «senza la lettura e senza la poesia avrei trovato la vita meno comprensibile, meno sopportabile e infinitamente meno gradevole».

Nel 1964 lasciò Mullingar per Londra. I suoi primi anni lì erano tutt’altro che affascinanti, lavorando nelle televendite per finanziare i corsi serali alla Guildhall School of Music and Drama. Rendendosi conto che la recitazione può riaprire le vecchie ferite dolorose, è passata all’editoria, diventando l’unica donna nel consiglio di Haymarket Publishing.

In un’intervista del 1998 su NPR, disse che le prime tragedie che ha vissuto erano “feroci, ma possono essere messe a frutto … posso fare qualcosa di profondamente utile con questo”. La sua eredità vive nella forma dei laboratori interattivi della Josephine Hart Poetry Foundation che viaggiano attraverso il Regno Unito usando la poesia come strumento terapeutico.

Josephine Hart ha ispirato la collega Melanie Lynch a fondare Herstory* nel 2016, con l’obiettivo di raccontare le storie di donne contemporanee, mitologiche e storiche attraverso eventi pubblici e un programma educativo per le scuole. Lynch dice: “Herstory non esisterebbe senza l’ispirazione della mia eroina locale, Josephine Hart. Per me rappresenta lo straordinario potenziale dello spirito umano. Josephine possedeva una rara autenticità e un cuore meraviglioso. Che modello per le ragazze oggi! “

(* Herstory è un movimento culturale che racconta le storie delle donne: passate, presenti e future. Fondata nel 2016, la mission è fornire ai giovani irlandesi e al pubblico autentici modelli di ruolo femminili e un programma educativo rivoluzionario, ispirando i paesi di tutto il mondo ad avviare i propri movimenti Herstory.)

fonti:  https://www.irishtimes.com/

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Ricostruzioni
Affascinante ed inquietante lo stile narrativo della Hart, che delinea le due figure letterarie attraverso dialoghi e frasi spezzate come le loro personalità interrotte e le loro vite desolate e private dall’affetto dei genitori. Un dramma umano ricco d’introspezione psicologica dei personaggi in uno stile asciutto ed essenziale. Da questo libro, il regista Roberto Andò ha tratto un film dal titolo “Il viaggio segreto”, ambientato in Italia, precisamente in Sicilia

L’oblio
E’ possibile riprendere a vivere dopo la morte di una persona cara senza per questo negarne la memoria? Chi resta si sente prima abbandonato e poi, quando recupera l’attaccamento alla propria vita, colpevole di abbandono. Prima tradito, poi traditore. E chi muore? Ha paura di morire davvero nella dimenticanza, si rifiuta di scomparire, si sforza di trattenere, può diventare un ostacolo, un ricordo ossessivo travestito da fantasma, invincibile nella sua inconsistenza. Andrew Bolton perde la moglie Laura dalla quale non accetta di separarsi ma alla quale, in ugual misura, finirà per sentirsi legato. E Laura? Laura esige di essere ascoltata. Non solo per farsi di volta in volta perdonare, ma per farsi salvare da una seconda morte: l’oblio.

Il Peccato
Ruth, l’io narrante del romanzo, è un mostro di freddezza. Cova da sempre un cupo rancore verso Elizabeth, cugina rimasta orfana a nove mesi e adottata dai suoi genitori, considerata da lei usurpatrice di affetti familiari. Ruth si vota alla sua distruzione: come da bambina le rubava i giocattoli, da grande cerca di ammaliare i suoi uomini. Alla fine capisce però che la distruzione di Elizabeth comporta anche la propria.

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