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Fred Vargas, il delitto è semplice

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In Francia è amatissima, ed è considerata da tempo la miglior autrice di polizieschi: trame fitte di mistero non tanto nel colore del giallo quanto nei mille colori di una Parigi straniante, quasi pudica

Fred Vargas è lo pseudonimo di Frédérique Audouin-Rouzeau, e la scrittrice è nata a Parigi nel 1957. Fred è il diminutivo di Frédérique; Vargas è lo pseudonimo usato da sua sorella gemella, Joëlle, pittrice, che a sua volta lo ha mutuato dal cognome del personaggio interpretato da Ava Gardner nel film La contessa scalza.

È figlia di una chimica e di un surrealista. È ricercatrice di archeozoologia presso il Centro nazionale francese per le ricerche scientifiche (Cnrs), ed è specializzata in medievistica. Per cinque anni ha lavorato sui meccanismi di trasmissione della peste dagli animali all’uomo.

Scrive ogni suo romanzo in ventuno giorni, durante il periodo di vacanza che si concede ogni anno. Rivede poi il testo per tre o quattro mesi, con il suo editor privilegiato: la sorella Jo.
Scrive dall’85. Dal ’92 ha pubblicato quasi un libro l’anno.
È tradotta in 22 lingue ed è considerata l’anti-Patricia Cornwell. A tal proposito, ha dichiarato che «il poliziesco è una specie di favola, ironica o tragica o cerebrale. Non sopporto i gialli ultraviolenti che raccontano crimini complicatissimi (che nella realtà non esistono): un delitto è sempre semplice». Questo non le impedisce certo di dispiegare nei suoi romanzi una straordinaria visionarietà, unita a una capacità di indagine psicologica e alla passione per meticolose ricostruzioni ambientali.

In Francia è amatissima, ed è considerata da tempo la miglior autrice di polizieschi: trame fitte di mistero non tanto nel colore del giallo (“il delitto è semplice”) quanto nei mille colori di una Parigi straniante, quasi pudica: una Parigi dolente, ma percorsa improvvisamente da venti maliziosi e paradossali che fanno pensare a Zazie o ad Amélie.

Una Parigi realistica e surreale, in cui si mescolano di continuo, e con un ordine musicale, personaggi sempre sommessamente in equilibrio fra credibilità e fantastico, trasparenze e ambiguità, che dicono parole essenziali eppur evocative, quasi magiche come il calvados di Viking. Parlano come Vargas: toni semplici (brechtianamente: “la semplicità, che è difficile a farsi“) immersi in un caleidoscopio di sogni, sfumature, terre lontane, racconti, piccoli mondi solo sfiorati o visitati con fluida meticolosità, talvolta con cura proustiana. È una Francia vera ed esoterica, intrisa di cupe leggende, anime crudeli, e persone, che ridono e sbriciolano confini. E la trama – letteralmente – poliziesca è sempre acuta e sorprendente.

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UN PO’ PIU IN LÀ SULLA DESTRA
Tre storici allo sbando e uno sbirro in disarmo: tornano gli stralunati protagonisti di “Io sono il Tenebroso” e “Chi è morto alzi la mano”. Mentre è in appostamento su una panchina Louis Kehlweiler, detto il Tedesco, trova per terra un frammento di osso umano. Una traccia perduta dentro la città. All’apparenza ormai definitivamente. Eppure Kehlweiler la segue, con i suoi due aiutanti, Marc e Mathias. La segue con ostinazione e ossessione fino ad arrivare in un piccolo villaggio della Bretagna. Qui trova un collezionista di macchine per scrivere, fanatico di qualsiasi meccanismo ben oliato, un sindaco pavido e untuoso che non vuole problemi, un losco individuo ferocemente razzista, pronto a tutto pur di diventare sindaco lui. Con la pazienza e la fredda ferocia dell’indagatore, Kehlweiler toglie la maschera a tutti e ricostruisce la storia, le sue follie, le sue mostruosità. Inseguendo le tracce. Come chi scrive.

Pubblicato per la prima volta in Francia nel 1996, il romanzo si distingue per il linguaggio terso, lo stile ironico e incisivo, la capacità di prendere per mano il lettore fino alla rivelazione finale, e l’accuratezza nei dettagli più sorprendenti, che deriva all’autrice dalla passione medievalista e dalla professione di zooarcheologa. Da qui il gusto per la detection, per le impronte, le tracce, le piccole cose senza importanza che permettono di dedurre, per una qualche “associazione di idee”, la soluzione di un caso.

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FONTI:
SITO COMUNISTA
EINAUDI

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