


SCHEDA TECNICA
Titolo: Baukunst und Landschaft in China. Eine Reise durch zwölf Provinzen
Autore: Ernst Boerschmann
Editore: Ernst Wasmuth Verlag, Berlin
Anno di pubblicazione: 1926 (seconda edizione, “11.–20. Tausend”)
Formato: in-folio (ca. 31 × 24 cm)
Pagine: circa 25 pp. introduttive + 288 tavole fotografiche stampate in Kupfertiefdruck (fotoincisione su rame)
Lingua: Tedesco, Inglese, Francese
Rilegatura: cartonato in tela rossa editoriale con titolo dorato al piatto e al dorso
Caratteristiche aggiuntive: didascalie multilingue, carta pesante
Peso stimato: 2–3 kg
Stato di conservazione: buono/ottimo, con lievi segni del tempo
Quotazione: 95 euro
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Tra i volumi più sorprendenti e dimenticati che custodisco in libreria, Baukunst und Landschaft in China (Architettura e paesaggio in Cina) di Ernst Boerschmann è forse uno dei più imponenti – per bellezza, formato e profondità di sguardo. Pubblicato nel 1926 dall’editore berlinese Ernst Wasmuth, questo libro è molto più di una raccolta fotografica: è un vero e proprio reportage d’arte, cultura e antropologia attraverso dodici province della Cina, visto con gli occhi di un uomo capace di unire rigore scientifico e meraviglia autentica.
Ernst Boerschmann non era un viaggiatore qualsiasi. Architetto, fotografo e sinologo tedesco, fu il primo occidentale a ricevere il permesso ufficiale di documentare liberamente l’architettura religiosa cinese. Tra il 1906 e il 1909, viaggiò in lungo e in largo per l’impero, incaricato dal governo tedesco di studiare e preservare – almeno sulla carta e sulla pellicola – un patrimonio minacciato dalla modernizzazione. Il risultato è racchiuso in questo volume monumentale, composto da 288 fotografie stampate in raffinata fotoincisione su carta pesante, accompagnate da didascalie trilingue (tedesco, inglese, francese).
Il libro mostra templi, pagode, archi cerimoniali, abitazioni tradizionali, ponti, paesaggi rurali e scorci cittadini: ogni scatto racconta un mondo sospeso tra il sacro e il quotidiano, tra spiritualità e architettura. Oggi molte delle strutture ritratte non esistono più: distrutte dal tempo, dall’incuria o dalle trasformazioni urbanistiche del XX secolo. E proprio per questo, ciò che abbiamo tra le mani è più di un libro: è una capsula del tempo.
Oltre all’eleganza formale e all’interesse documentario, colpisce l’approccio rispettoso e partecipe di Boerschmann: le sue fotografie non “esotizzano”, ma raccontano, con occhi attenti e silenziosi. Questo volume, spesso ignorato dai circuiti editoriali contemporanei, è in realtà ancora oggi oggetto di studio da parte di storici dell’architettura e della fotografia, sinologi e conservatori.
Averlo in libreria è come possedere una finestra su una Cina che non c’è più, ma che rivive – pagina dopo pagina – grazie allo sguardo ostinato e visionario di un uomo che ha fatto della documentazione un atto d’amore.
🔍 Curiosità sull’autore
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