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Complessivamente grande è l’importanza della figura di Margherita nella storia della cultura francese del Rinascimento, non solo per quanto ha scritto, ma anche per l’attività intellettuale ch’essa largamente promosse

Nata a Angoulême nel 1492, morta a Odos nel 1549, Regina di Navarra. Fu figlia di Carlo d’Orléans, conte di Angoulême, e di Luisa di Savoia, crebbe alla corte di Luigi XII dove ricevette un’educazione molto accurata impartita da Jean Paradis che le insegnò, tra le altre cose, ben sette lingue tra cui l’italiano, lo spagnolo, il greco e anche l’ebraico

Giovanissíma, sposò prima Carlo IV di Valois, duca d’Alençon, poi, in seconde nozze, Henri d’Albret, re di Navarra, e dopo l’ascesa al trono del fratello Francesco I – per il quale ebbe sempre un attaccamento profondo – esercitò alla corte di Francia una notevolissima influenza politica e culturale.

Quando Francesco I rimase prigioniero di Carlo V, fu lei a recarsi in Spagna per trattare la liberazione del fratello; nella protezione accordata dal re ad artisti e letterati, a uomini di dottrina e di pensiero, è da vedere quasi sempre un’azione più o meno diretta di Margherita. Educata dalla madre all’amore della poesia e della cultura, seppe circondarsi ben presto delle persone più colte del tempo, cercando di realizzare quel tipo ideale della principessa del Rinascimento italiano, al quale teneva fisso lo sguardo.

Fin dai primi anni aveva appreso la lingua italiana e ne leggeva nel testo gli scrittori, specie Dante, Petrarca, Boccaccio. I seguaci della Riforma in Francia, a cominciare da Calvino stesso, trovarono in lei aiuto e protezione, tanto che più d’uno storico ha sostenuto che la regina aderisse al movimento protestante; ma probabilmente ella non vedeva nei seguaci della Riforma che dei liberi spiriti perseguitati; e come tali soprattutto li difendeva.

Certo se talune affermazioni dei suoi scritti sembrerebbero far credere a tendenze evangeliche del suo spirito, in fondo ella rimase fedele alla dottrina e al culto della Chíesa cattolica. Piuttosto è costante nella sua anima un atteggiamento mistico, per il quale risentì l’influenza specialmente di un pio vescovo di Meaux, Guillaume Brigonnet, e che si riflette in tutta la sua opera poetica. Dotata di larga cultura, seppe tuttavia evitare la pedanteria, cercando di rivolgere la dottrina ad arricchire ed elevare il suo spirito.

Spesso la sua poesia sembra avere come scopo più uno sfogo intimo dell’autrice, che non di raggiungere una vera e propria dignità d’arte. Tuttavia l’opera poetica della regina di Navarra ha un suo significato, appunto per questo tono di sofferenza sentita e vissuta, per la delicatezza del sentimento, per cui nettamente si distacca dalla convenzionalità di tanta parte della lirica francese del tempo.

L’ opera di Margherita. più nota di tutte è certo l’Heptaméron, raccolta di novelle, a proposito della quale si fa di solito il nome del Boccaccio. In realtà, l’idea generale dell’opera è presa dal narratore italiano, che l’autrice ricorda; ma non è il caso d’insistere troppo sulla derivazione dalla stessa fonte per le singole novelle.

L’argomento di queste è preso spesso da vicende della società contemporanea, altre volte esse si ricollegano alla tradizione; ad ogni modo formano un quadro spregiudicato, vivace, interessante della Francia del sec. XVI. Lo spirito osservatore della regina, la sua psicologia spesso fine e penetrante, la sua larga esperienza umana hanno agio di manifestarsi pienamente in questa sua opera narrativa, sicché spesso non vi mancano pagine d’una certa efficacia artistica, anche se talvolta nuoccia all’opera la mancanza di travaglio estetico, e talora la narrazione pecchi di monotonia e di pesantezza. Ma per quanto riguarda la forma della novella questa rivela nell’Heptaméron una sua originalità.

La raccolta rimase incompiuta, ma anche così com’è resta una delle opere più significative del Cinquecento francese. Complessivamente grande è l’importanza della figura di Margherita nella storia della cultura francese del Rinascimento, non solo per quanto ha scritto, ma anche per l’attività intellettuale ch’essa largamente promosse.

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FONTI:
TRECCANI

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