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“Ci sono libri che continuano a ribellarsi, anche quando tutti sembrano distratti.”
Mi è venuta in mente l’altra sera, sai quando stai per prendere sonno ma non riesci (forse perché si muore dal caldo?) e all’improvviso ci sono frasi che ti suonano nella testa? Ecco, proprio così.
Non so chi l’ha detta o dove l’ho letta, perché io ho un bel vizio: annotarmi le frasi che mi piacciono e che mi colpiscono, ma ho anche un brutto vizio, quello di non segnarmi dove/chi/cosa o il contesto. E così l’altra sera, dicevo, mi è arrivata questa frase potente come una saetta: “Ci sono libri che continuano a ribellarsi, anche quando tutti sembrano distratti.”
E mi sono persa a pensare ai libri ribelli che ho letto e quali invece mi mancano e a quali tutti pensano siano tali ma in realtà – per me – è solo “fuffa”.
Forse una mia prima lettura ribelle fu “L’amante di Lady Chatterley”, un polveroso Oscar Mondadori trovato nella libreria della casa di campagna. Mi ricordo di averlo letto di nascosto e di averlo divorato curiosa e impaurita. A ripensarci oggi era davvero un libro ribelle tanto che fu protagonista di un celebre processo per oscenità.
E oggi? Oggi penso che quei libri ribelli che ci affascinavano perché proibiti, letti di nascosto tra le lenzuola o durante noiosi pomeriggi d’estate, stiano rischiando di tornare realmente proibiti. Non sto esagerando: in tante parti del mondo — e anche più vicino di quanto crediamo — ci sono libri che vengono rimossi dalle biblioteche scolastiche, che non si possono più leggere in classe, che spariscono dagli scaffali con la scusa di “proteggere”.
Ma proteggere chi? Da cosa? Dalle idee? Dalla verità?
Libri che parlano di identità, di genere, di razzismo, di storia scomoda. Libri che nominano il corpo, il dissenso, la libertà. Libri che fanno pensare e quindi — forse — fanno paura.
E allora mi chiedo: non sarà che i libri più ribelli sono proprio quelli che non si fanno mettere a tacere? Prendi ad esempio Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood: un romanzo che parla di oppressione e controllo, ancora oggi in America censurato e rimosso da molte scuole. Oppure L’occhio più azzurro di Toni Morrison, che sfida i pregiudizi razziali e racconta storie scomode, ma che qualcuno vorrebbe tenere lontano dagli scaffali. Questi libri, con le loro parole forti e verità scomode, non si lasciano zittire facilmente — e forse è proprio questo il motivo per cui fanno così paura.
Il mio gesto ribelle? Mettere in vetrina e consigliare i libri che qualcuno vorrebbe nascondere. Perché leggere non è solo un passatempo: è resistenza, è libertà. E la libertà – come i libri – ha bisogno di occhi aperti, non di scaffali chiusi. |