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Sono i colori, principalmente, ad avermi colpito di più in questo viaggio in Nicaragua. Le mille e mille sfumature di verde delle piante, e poi rosso giallo turchese ciclamino verde viola delle case, della frutta, delle amache, delle magliette, dei bus e delle borse usate come valigia, dei mercati e dei negozi. E il blu in tutte le sue sfumature dell’oceano, dei laghi e dei fiumi…
E poi c’è l’odore della terra secca o della foresta bagnata, del mare, delle spezie, delle griglie sempre accese, della frutta matura, del caffè lasciato ad essiccare e l’aroma della cioccolata calda.
La musica ovunque e sempre nelle strade, il rumore dei vecchi bus e la confusione alla stazione, la vivacità delle strade di Granada o Léon, il silenzio delle lunghissime spiagge di Popoyo, le risate e il chiacchiericcio dei locali, il suono del mare e la tranquillità della foresta interrotta dalle grida di pappagalli o altri uccelli o – spaventoso – delle scimmie urlatrici (sono davvero piccole ma quando gridano sembrano una mandria di king-kong!).
Sono tornata da pochi giorni e sto vivendo in una sorta di limbo, in bilico tra la malinconia di quella terra e l’energia che mi ha ritemprata, in conflitto tra la lentezza imparata in viaggio e la routine a incastro delle nostre frenetiche giornate.
E adesso sono qui, a registrare sul catalogo online i nuovi arrivi, mentre guardo fuori dalla vetrina e vedo solo il grigio del cielo e della pioggia. Ma ogni volta che il grigiore minaccia di sopraffarmi, chiudo gli occhi e mi immergo nei ricordi: i colori possono esistere, basta volerli vedere.
E allora ho deciso: nel mio piccolo rifugio Bookbank, cercherò di creare un angolo di mondo dove i colori e i suoni possano sempre trovare spazio, inviterò chiunque entri a prendersi un momento per rilassarsi, sfogliare un libro, ascoltare una canzone, sorseggiare un caffè e, soprattutto, rallentare.
Il mio gesto ribelle? Cercare lentezza. Quella lentezza che ho così amato in viaggio e che non voglio lasciare, non del tutto almeno. Non so se ci riuscirò a non farmi fagocitare dalla frenesia, ma ci voglio provare. È una sfida in un mondo che corre veloce, ma credo fermamente che rallentare sia un atto di resistenza, un modo per riconnettersi con ciò che davvero conta. Il Nicaragua mi ha fatto anche questo effetto: voglia di dire STOP!
ATTENZIONE: in questa POSTA RIBELLE non troverai il file audio; sono completamente afona, passare da +35 a -3 gradi alla mia età non è cosa semplice ahahah! |